sabato 14 aprile 2012

IL CINEMA ITALIANO CONTEMPORANEO: DAL NEOREALISMO AL CINEMA D'AUTORE!

IL CINEMA NEOREALISTA IN ITALIA e IL CINEMA D'AUTORE DEGLI ANNI 60 E 70!

Nel corso della seconda guerra mondiale, ma soprattutto negli ultimi anni del conflitto (1943-19
45) l'Italia conosce lutti e distruzioni immani. In questo contesto si sviluppa il neorealismo, un movimento artistico e culturale che riguarda tutte le forme di arte, ma in particolare il cinema.
Il cinema neorealista ha lo scopo principale di rappresentare la situazione reale del
paese: le trame dei film ruotano spesso attorno alle vicende, e vicissitudini, di famiglie povere;
gli attori sono frequentemente non professionisti, immersi pertanto nella vita di tutti i giorni; c'è una particolare attenzione all'uso della lingua, con grande ricorso ai dialetti regionali; per quanto riguarda l'immagine i registi (tra cui Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Giuseppe De Santis, Pietro Germi) si propongono di non truccare la realtà, rinunciando all'illuminazione artificiale e alle riprese in studio per privilegiare quelle all'aria aperta, con gli interni girati non negli studios ma in case di parenti o amici. In una posizione molto più defilata, "autonoma", appare in quegli anni Federico Fellini, autore formatosi presso la grande scuola neorealista ma nel contempo alla ricerca di una dimensione estetica che gli permetta di superarla.
Film come quelli viscontiani (Ossessione girato ancora in piena guerra mondiale, La terra trema e Bellissima), ma soprattutto la trilogia della guerra di Rossellini (Roma città aperta, Paisà e Germania anno zero) e la quadrilogia desichiana (Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano e Umberto D.) ottengono moltissimi riconoscimenti a livello internazionale.
Successivamente Roberto Rossellini sperimenta nuovi stili, sempre ascrivibili al filone neorealista, nella celebre trilogia Stromboli terra di Dio (1949), Europa '51 (1952) e Viaggio in Italia (1953), fondendo perfettamente cinema documentaristico a scavo psicologico. Al centro di queste opere spiccano figure femminili sofferte ed alienate interpretate da Ingrid Bergman, in fuga da Hollywood e nuova moglie di Rossellini. La critica dell'epoca, con l'eccezione dei Cahiers du cinema, stroncò il trittico rosselliniano, ma il tempo ha reso giustizia a quelli che oggi appaiono film di sorprendente modernità.
Fra il 1950 e il 1954 anche Fellini si fa conoscere al grande pubblico e alla critica più attenta con Luci del varietà, codiretto insieme ad Alberto Lattuada, Lo sceicco bianco, e due capolavori assoluti, I Vitelloni (1953) e La strada (1954).
Nonostante il successo ottenuto (talvolta più di critica che di pubblico) la stagione neorealista dura solo una dozzina d'anni. Con il ritrovato benessere, i toni si attenuano e, dalla metà degli anni cinquanta, si inizia a sviluppare un fortunato sottofilone, denominato del neorealismo rosa, che di fatto è il progenitore della commedia all'italian
.


 

A partire dalla metà degli anni cinquanta il cinema italiano cominciò a emanciparsi dal neorealismo affrontando le tematiche esistenziali da punti di vista differenti, più introspettivi che descrittivi.
Inutile cercare di classificare il cinema profondamente autoriale che cominciò a svilupparsi in questo decennio e terminò, virtualmente, solo con la morte di Federico Fellini, a inizio anni novanta.
Michelangelo Antonioni, con film quali Le amiche, Il grido e la tetralogia L'avventura (1960), La notte (1961), L'eclisse (1963) e Deserto rosso (1965), portò alla ribalta un cinema esistenziale, introspettivo, estremamente attento alle psicologie dei personaggi più che agli eventi. Fama e riconoscimento internazionale vennero consolidati da opere come Blow up (1966) e Professione: reporter (1975).
Fellini, con capolavori come Le notti di Cabiria (1956) e La dolce vita (1960), oltre ai già citati I vitelloni e La strada, si impone come uno dei massimi punti di riferimento del cinema italiano nel mondo. Il suo stile inconfondibile viene esaltato dal fortunato sodalizio con il compositore Nino Rota, le cui colonne sonore entreranno nell'immaginario collettivo. Alcune scene dei suoi film più celebri assurgeranno a simboli di un'intera epoca, come la famosa scena di Anita Ekberg che, ne La dolce vita fa il bagno nella Fontana di Trevi divenuta, da allora, un'icona del cinema italiano nel mondo.
Nel corso del decennio degli anni sessanta Fellini inizia una fase di sperimentazione col monumentale, onirico e visionario (1963), che aprirà una nuova fase della sua già luminosa carriera: opere successive come Fellini Satyricon, Amarcord, Il Casanova di Federico Fellini, E la nave va, consacrano Fellini come uno dei più grandi artisti della macchina da presa del Novecento.
Se Roberto Rossellini e Vittorio De Sica (la cifra stilistica di quest'ultimo sarà enormemente tributaria del rapporto con il grande scrittore e sceneggiatore Cesare Zavattini) perseguono altre strade negli anni sessanta e settanta del Novecento, il primo come autore di nicchia televisivo e documentarista, il secondo come attore di successo, oltreché regista, Luchino Visconti, il grande esteta per definizione, continuerà a regalare al cinema italiano altre indimenticabili e prestigiose creazioni. Fra la seconda metà degli anni cinquanta e l'inizio degli anni settanta, sarà autore di un'ininterrotta serie di capolavori, fra cui Senso, Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, La caduta degli dei, Morte a Venezia e Ludwig.

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