sabato 25 gennaio 2014

THE WOLF OF WALL STREET: Scorsese e DiCaprio, a 4 anni dalla loro ultima collaborazione, riportano alla luce un tema molto caro al cinema (americano); quello di Wall Street e di tutte le perversioni e ossessioni legate ad esso per almeno un decennio. La storia è quella di Jordan Belfort, giovane e rampante yankee, deciso più che mai a entrare nel mondo del brokeraggio e a fare, in men che non si dica, una valanga di quattrini. Al suo primo giorno di lavoro ha modo di farsi le prime idee, entrando in un mondo fatto di fatiscenza, avidità e amoralità....dove ogni persona che ci lavora ne è l'esempio più lampante. Ma tutto ciò affascina e rapisce, in un certo senso, il giovane Belfort che viene subito indirizzato da un broker affermato nel mondo depravato e privo di valori di Wall Street. Ma come si suol dire, "la fortuna è cieca"; l'imminente ingresso di Jordan, nel magico mondo della borsa, si tramuta ben presto in un incubo; il crollo del mercato lo lascia senza lavoro e con una strada da percorrere tutta in salita. Ma da Americano degno di esser chiamato tale, Jordan si rimbocca le maniche e in poco tempo assieme ad un altro ragazzo, conosciuto per caso in una tavola calda, fonda una sua società di brokeraggio: la Stratton Oakmont. Diventa in breve tempo un vero e proprio miliardario, circondato di vizi sfrenati e dipendenze (droga e sesso in gran parte), che lo porteranno in un tunnel senza via d'uscita. Finito dopo anni sotto inchiesta, da parte dell'FBI, verrà incastrato e condannato per frode fiscale. Partiamo dal fatto che è un difficilmente classificabile dal punto di vista generico: biografia, commedia, dramma....sono tutti generi che potrebbero andar bene ma non per un film che dura tre ore nette. L'opera di Scorsese è certamente di carattere biografico, in quanto tratta vicende realmente accadute, ma allo stesso tempo si sviluppa per buona parte sotto forma di commedia....cadendo nel drammatico in alcune battute finali del film. Potremmo dire che siamo di fronte alla cosiddetta BLACK COMEDY....e forse è così. Il film del regista italo-americano affronta, in maniera dettagliata, o per meglio dire antropologica (come in gran parte dei film di Scorsese) vita, ascesa e caduta di un uomo, emblema di quelli anni'80, fatti di edonismo e eccentricità. Nonostante ciò, non si può eludere il fatto che, ogni cinefilo che si rispetti, guarda questo film avendo negli occhi l'indimenticabile GORDON GEKKO di Michael Douglas. E forse con impresse nella mente determinate immagini e frasi, ("l'avidità è giusta") passate alla storia del cinema....si resta un pò delusi. Il film del grande Martin, tratta veramente di affari borsistici solo in parte, lasciando molto ( o troppo) spazio a  scene di droga e di sesso che distolgono lo spettatore dal tema principale. Per un'ora abbondante lo spettatore si vede offrire, in maniera fin troppo gratuita, immagini di spogliarelliste, feste private e rituali deliranti che i protagonisti del film praticano in maniera del tutto disinvolta, dando atto della loro bassezza morale e della loro mancanza di valori. Senza parlare di alcune scene, a dir poco improbabili, che hanno ben poco di reale. Da parte sua Leonardo DiCaprio, seppur in ottima forma, non trasmette metà del cinismo e della perfidia, che Michael Douglas portò sul grande schermo nell'ormai lontano 1987. Quella volta, con quella geniale interpretazione, il figlio d'arte vinse l'Oscar.....oggi a 27 anni di distanza, Leo DiCaprio, si ritrova in nomination, con un film che tratta, o dovrebbe trattare, gli stessi temi. Un ultimo appunto sulla durata: 180 minuti sono davvero esageati. Forse in due ore e poco più si sarebbe potuto vedere un film molto superiore. A parere del sottoscritto, non siamo certo di fronte ad un capolavoro.....ma ad un buon film, farcito di eccessi e volgarità che si sarebbero potuti evitare.


giovedì 31 ottobre 2013

1993-2013: 20 ANNI SENZA RIVER - PER NON DIMENTICARE!
 
Il 31 Ottobre di esattamente 20 anni fa, nella notte di Halloween, moriva, all'età di 23 anni, il giovane River Phoenix. Attore versatile e di indubbio talento, il giovane River nacque a Metolius il 23 Agosto 1970. Fin da piccolo si spostò molto, per via delle limitate disponibilità economiche familiari, (madre segretaria e padre carpentiere) assieme ai genitori e ai suoi 4 fratelli, fra cui Joaquin ( il Commodo de "Il Gladiatore"). Proprio in seguito ai problemi economici della famiglia Phoenix, River e i suoi fratelli cominciarono a esibirsi in strada e in varie competizioni ad Hollywood (Los Angeles), finchè il giovanissimo River, dopo una serie di spot pubblicitari,  fece il suo esordio sul grande schermo nella serie televisiva "Sette spose per sette fratelli". Correva l'anno 1982 e River aveva solamente 12 anni. Da li in poi reciterà in diversi ruoli di discreta rilevanza; ma è nel 1986 che River comincia seriamente a farsi notare dal grande pubblico, con la sua interpretazione in "Stand by me - ricordo di un'estate", di Rob Reiner. Il film, basato su un racconto di Stephen King, racconta del passaggio dall'adolescenza all'età adulta di 4 ragazzini, figli di ambienti difficili e con storie familiari tormentate. Phoenix interpreta con grande personalità il ruolo di Chris Chambers, il quale li gioverà numerosi elogi dalla critica, americana e non solo. Ma il giovane americano non ha intenzione di fermarsi qui, anzi. Nel 1988 arriva forse la sua prima, vera, grande interpretazione...anche a livello di riconoscimenti ufficiali. Sidney Lumet lo sceglie come attore protagonista, all'età di 18 anni, per "Vivere in fuga", a fianco dell'altrettanto giovane Martha Plimpton, con cui in quelli anni avrà una relazione. Phoenix con la sua performance ottiene a, soli 19 anni, la nomination agli Oscar. Il 29 marzo, allo Shrine Civic Auditorium di Los Angeles, il giovane attore sembra potersela giocare fino all'ultimo, ma alla fine viene battuto da Kevin Kline. Sconfitta comunque prevedibile che non abbatte certo l'intraprendente ragazzo che, solamente due anni dopo, decide di superare se stesso, lasciando ogni critico cinematografico a bocca aperta, d'innanzi alla sua straordinaria interpretazione in "Belli e dannati" di Gus Van Sant. River interpreta, a fianco dell'amico Keanuu Reeves, un ragazzo drogato e narcolettico, allo sbando per le strade di Seattle, alla ricerca  della madre. L'interpretazione del giovane ragazzo è di un'intensità stravolgente e non passa certo inosservata. Quello stesso anno verrà premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi come miglior attore protagonista. La stella di River sembra essere in ascesa, mentre invece, ancora nessuno lo sa..... è destinata a tramontare per sempre. Da quel periodo in poi, il giovane divo, inizierà a fare uso di alcool e droghe in maniera sempre più massiccia, entrando in una fase di dipendenza senza via d'uscita. Nella notte del 31 Ottobre 1993 River si trova in un locale di West Hollywood, il Viper Room, assieme all'amico Johnny Depp e a Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers, per suonare con la sua band Aleka's Attic, in quanto River oltre alla passione per il cinema coltivava da sempre anche quella per la musica. Si preannuncia una nottata di lunghi festeggiamenti, invece sta per avvenire una tragedia insperata. River arrivò al locale e dopo breve tempo si ritirò in bagno assieme a degli spacciatori, dove prese una potente dose di eroina. Questa mescolata alla precedente quantità di droga, che il divo hollywoodiano aveva assunto prima di arrivare al Viper, fu letale. River fu portato fuori in seguito a convulsioni e ad una forte crisi epilettica.  Il fratello Joaquin e la fidanzata Samantha Mathis, anch'essi sul luogo, resisi conto della gravità della situazione, chiamarono i soccorsi. Ma quando arrivarono era ormai troppo tardi. River Phoenix morì li, davanti al Viper Room di Los Angeles; nonostante i numerosi tentativi di rianimazione l'attore fu dichiarato morto poche ore dopo per l'incredulità di tutti. La causa della morte fu un'overdose di eroina e cocaina. Un lutto che scioccò l'intera opinione pubblica, anche per il fatto che non era risaputo della dipendenza di River. Se ne andò così, quindi, uno degli attori più promettenti di quella generazione,esuberante e carismatico, ma allo stesso tempo sensibile e forse anche un pò fragile. Phoenix fu anche portavoce dei diritti dell'ambiente e dell'umanità. Ebbe un peso determinante, oltre che sul grande schermo, anche nelle questioni di interesse collettivo. Un giovane dotato di talento, passione
e attenzione per il prossimo. Un giovane ragazzo e un giovane attore, che da quel maledetto giorno....manca un pò a tutti. RIVER PHOENIX, BELLO E DANNATO per sempre!

lunedì 29 luglio 2013

MYSTIC RIVER

2003-2013- Ricorre il decimo anniversario dell'uscita di uno dei più bei thriller della storia recente del cinema: MYSTIC RIVER. La vita di tre ragazzini di Boston viene sconvolta quando, uno dei tre, viene rapito e violentato da due uomini. Il ragazzo riuscirà a scappare, ma l'esperienza lo segnerà irrimediabilmente. 25 anni dopo i destini dei tre si incroceranno di nuovo, il giorno in cui la figlia di Jimmy (Penn), il maggiore dei tre, viene trovata uccisa in un fosso. Il dolore dell'uomo è enorme e i primi sospetti della polizia cadono proprio sul suo vecchio amico, violentato tanti anni prima. In un susseguirsi di tensione si arriva al tragico, quanto sconvolgente, epilogo.  Un film dove il dolore e il dramma delle vicende, sono mostrati attraverso gli sguardi, i corpi e gli stati d'animo dei protagonisti. Su tutti Sean Penn che, in questo film, mette a nudo a mio parere,  tutte le sue qualità di attore, universale e sofisticato. Egli conferisce al suo personaggio una forza e un'espressività uniche, che fanno da perno a tutto il film. Bravissimo anche Robbins, grande amico di Penn, che regge alla grande il confronto con un attore obiettivamente superiore. Oscar e Golden Globe più che meritati ad entrambi. La regia di Clint Eastwood è la ciliegina sulla torta.....e si vede!

lunedì 22 aprile 2013

PLATOON: "L'INFERNO E' L'IMPOSSIBILITA' DELLA RAGIONE"!
 
Chi meglio di Oliver Stone poteva dare vita ad un film come Platoon, se non egli stesso, che ha vissuto la "sporca guerra" in prima persona? Dalla giungla vietnamita al Red carpet di Los Angeles, da Marine a Regista, Oliver Stone ha vissuto da "AMERICAN BOY" a trecentosessanta gradi, vincendo prima la medaglia al valore e poi la tanto ambita statuetta. Ed è proprio dalla sua diretta esperienza di servizio in Viet-nam che, il regista Newyorchese, prende spunto per girare uno dei migliori film sulla più sanguinolenta e pazzesca guerra americana. In Platoon il conflitto vietnamita è raccontato dagli occhi di Chris Taylor (Charlie Sheen), giovane recluta inesperta e insicura, che arriva in Viet-nam e si trova in poco tempo catapultato in una  realtà assolutamente inaspettata. Un mondo dove non esiste umanità o pietà e dove ogni logica si perde tra il fango della giungla. Un posto dove la guerra e la violenza non trovano freni nell'attaccare civili indifesi, allo scopo ultimo di vincere e dominare il mondo (ancora una volta). Di fronte a Chris, a fargli da mentori, il sergente Barnes (Tom Berenger) e il sergente Elias (Willem Dafoe). Cinico e senza scrupoli il primo, saggio e disponibile il secondo. Chris prende a modello Elias, che verra poi ucciso da Barnes; quest'ultimo a sua volta subirà la vendetta del giovane soldato, che vedeva in Elias un padre oltre che un superiore. Il film termina quindi con la vendetta di Chris che, dopo un lungo e devastante scontro a fuoco, uccide Barnes e viene finalmente caricato su quell'elicottero che lo riporterà a casa, dopo due anni di orrori e cinismo. Grande successo di pubblico e 4 Oscar agli Academy 1987, fra cui miglior film e miglior regia.


lunedì 1 aprile 2013

ELIO GERMANO: ORGOGLIO DEL CINEMA ITALIANO!

Uno dei maggiori talenti del nostro cinema, nasce a Roma il 25 Settembre 1980. Eclettico e versatile, Elio, esordisce sul grande schermo alla tenera età di 12 anni, con "Ci hai rotto papà", commedia del '92 diretta da Franco Castellano. Durante tutto il periodo adolescenziale il giovane attore frequenta un corso teatrale al Teatro Azione, che deciderà di abbandonare nel '99, per buttarsi definitivamente sul cinema partecipando ad un'altra commedia, diretta questa volta da Carlo Vanzina: "Il cielo in una stanza". Da qui in poi la sua carriera conoscerà una forte ascesa che lo farà diventare uno degli attori più richiesti e considerati del cinema di casa nostra. Tra i suoi successivi film ricordiamo "Che ne sarà di noi" a fianco di un altrettanto giovane Silvio Muccino e con la regia di Giovanni Veronesi, "Quo vadis baby" diretto dal grande Salvatores e soprattutto "Mio fratello è figlio unico". Proprio quest'ultimo, diretto da Daniele Luchetti nel 2007 e con Riccardo Scamarcio, gli frutterà un David di Donatello per il miglior attore non protagonista. Il film parla dei contrasti politici, tra 2 fratelli romani durante gli anni '70. L'anno successivo Germano sarà chiamato da Francesco Patierno ad vestire i panni del celbre conduttore radiofonico italiano Marco Baldini ne "Il mattino ha l'oro in bocca". Sempre nel 2008 sara diretto da Gabriele Salvatores in "Come Dio comanda". Qui, affiancato da Filippo Timi, Germano interpreta meravigliosamente "Quattro Formaggi", ragazzo affetto da una malattia mentale che arriverà a compiere un terribile omicidio. Ma la consacrazione arriva nel 2010 con il film "La nostra vita", diretto da Davide Luchetti, che vede il trentenne romano nei panni di un operaio edile di Roma costretto, dopo la morte della giovane moglie, a tirare avanti da solo con due figli a carico. Un'interpretazione eccellentemente misurata che sarà premiata con la Palma d'oro al 63esimo Festival di Cannes, ex aequo con un certo Javier Bardem. L'ultimo precedente di vittoria risaliva al lontano 1987, anno in cui a trionfare fu un vero monumento del nostro cinema: Marcello Mastroianni. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo "Magnifica presenza" con Margherita Buy e la miniserie trasmessa nel 2012 da Sky Cinema "Faccia d'angelo". Qui Germano interpreta, con una bravura invidiabile ,Felice Maniero. Famigerato leader della banda criminale veneta attiva durante gli anni '80: la Ma
la del Brenta.

lunedì 25 marzo 2013

 IL LATO POSITIVO
 
David O'Russell scende dal ring di The Fighter e torna al successo portando sullo schermo una storia di grande carica emotiva. Il Lato Positivo (titolo originale "Silver Linings Playbook") è la storia di Pat, ragazzotto di buona famiglia che, dopo aver passato 8 mesi in un ospedale psichiatrico, viene rilasciato sotto la custodia dei suoi genitori, per ordinanza restrittiva del giudice, con la condizione di tenere delle sedute con uno psicologo che lo aiuti a tenere sotto controllo i suoi sbalzi d'umore. Ma Pat ha un solo pensiero fisso: rimettersi con sua moglie Nikki. Cerca di riavvicinarsi alla gente e ai vecchi amici e di rimettersi in forma, correndo per le strade del quartiere con un sacco della spazzatura addosso per sudare di più. Nonostante ciò il precario autocontrollo di Pat minaccia di degenerare in diverse occasioni, finche incontra Tiffany, giovane e caparbia ragazza, da poco vedova e anch'essa con un passato difficile. Tra i due s'innesca uno strano rapporto di amore-odio. Entrambi sono attratti l'uno dall'altro, ma trovano difficoltà nell'esprimere i propri sentimenti in maniera sincera e naturale. Arrivano alla fine a un compromesso. Tiffany promette a Pat di consegnare alla moglie Nikki una sua lettera nella quale il giovane cerca di riconquistare la moglie e in cambio lui dovrà esercitarsi con lei per un'importante gara di ballo a coppie. Sembra la classica love-story americana....ma non lo è. E' invece un film a metà tra la commedia e il drammatico, alquanto difficile da catalogare, ma con un messaggio ben preciso e profondo: nella vita si può avere una seconda chance e se solo se ne ha la voglia e le giuste motivazioni si può ricominciare da capo. Ed è proprio questo che in fondo i due protagonisti vogliono, rimettersi in gioco e rifarsi una vita, cercando di lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato e gli errori commessi. E ci riusciranno. il 24 Febbraio O'Russell e company arrivano a Los Angeles con 8 nomination sulle spalle. Bottino sostanzioso, che in parte però deluderà le aspettative (complici anche i grandi concorrenti dell'ultima edizione degli Oscar).Vince la Lawrence, come attrice protagonista, con un'interpretazione straordinaria lodata dai critici, che nn hanno stentato a premiare la 22enne di Louisville, terza attrice più giovane a vincere l'ambita statuetta. Bradley Cooper, nei panni di Pat, dimostra di avere versatilità e talento de vendere; ben oltre Una Notte da Leoni.

sabato 23 marzo 2013

IL WESTERN SECONDO QUENTIN: DJANGO UNCHAINED!
Era uno dei film più attesi del 2012! E come (quasi) sempre, il vecchio Quentin, nn ha tradito le aspettative. Django Unchained è un film dai caratteri forti e impressionante, nel riprodurre con magniloquente forza la violenza e l'odio che aleggiavano nell'America alla viglilia della Guerra Civile. Tarantino porta sul grande schermo le vicende del Dottor Schultz (Waltz), cacciatore di taglie di origine tedesca che, alla ricerca di 2 schiavi da consegnare alla giustizia in cambio di denaro, incontra Django (Foxx), anch'esso schiavo, e lo prende sotto la sua custodia promettendogli la libertà in cambio del suo aiuto. Insieme intraprendono un viaggio attraverso l'America fino ad arrivare a CANDIELAND, immensa piantagione di schiavi gestita dal malvagio Calvin Candie (DiCaprio), dove il giovane Django spera di trovare la moglie che gli fu portata via e fatta schiava. Il film prende poco dal vecchio Django di Sergio Corbucci, ma si colloca in ogni caso come uno dei film più riusciti degli ultimi anni. Il tema di fondo è il razzismo, che viene trattato con intelligente contrasto tra drammaticità e sarcasmo. Unpò una costante del cinema Tarantiniano. Infine come non citare le grandi prove d'attore di Cristoph Waltz, che conquista la sua seconda statuetta in 4 anni e si conferma un attore di prima categoria, e di Leo DiCaprio per il quale ormai non ci sono più appellativi. Semplicemente sensazionale l'interpretazione del cattivissimo Calvin Candie, che avrebbe dovuto esser quanto meno considerata dall Academy, per la sua intensità e capacità di catturare l'attenzione dello spettatore per piu di 2 ore.